Pier Paolo Pasolini

CineFotoArt di Giordano Giovanni

Biografia di Pier Paolo Pasolini

(Bologna, 1922 - Ostia, 1975)

Poeta, romanziere, autore di opere teatrali, critico letterario, saggista e polemista, Pasolini è una delle figure cruciali nella cultura nostrana dal XXº secolo. Dopo un apprendistato quale sceneggiatore per Fellini - collabora ai dialoghi de "Le notti di Cabiria" (1957) - e più ancora per Bolognini ("La notte brava", 1959; "Il bell'Antonio", 1960; "La giornata balorda", 1960), Franco Rossi ("Morte di un amico", 1959), Carlo Lizzani ("Il gobbo", 1960), egli debutta nella regia col superbo "Accattone" (1961): al centro della vicenda, sta quel sottoproletariato già protagonista di due suoi noti romanzi ("Ragazzi di vita", 1955; "Una vita violenta", 1959), estrema propaggine d’un universo contadino minacciato dall’imminente avvento del benessere. Sono argomenti che torneranno, in modi più tradizionali, nel successivo "Mamma Roma" (1962), storia dell’impossibile riscatto tentato pel tramite del figlio da una non più giovane prostituta. Nell’episodio "La ricotta" (1963) e ne "Il Vangelo secondo Matteo" (1964), Pasolini si confronta poi con il tema della Passione: in chiave ferocemente comica nel primo, che gli costò non poche traversie giudiziarie;

secondo un’ottica terzomondista nel secondo, che resta fra i suoi esiti più alti. Hanno struttura e trasognata cadenza di fiaba gli episodi de "La terra vista dalla luna" (1967) e "Che cosa sono le nuvole?" (1968): interpretati da Totò come il lungometraggio "Uccellacci ed uccellini" (1966), sono a quest’ultimo preferibili per la loro grazia e la capacità di sintesi di temi altrimenti complessi. Il prosieguo della filmografia pasoliniana si sposta, in forme vieppiù discutibili e regressive, verso i luoghi del mito: "Edipo re" (1967), "Teorema" (1968), "Porcile" (1969) e "Medea" (1969) sono lavori involuti e tormentati, sovente mossi da uno sterile e scomposto gusto della provocazione. Più prolifico il ritorno alla dimensione favolistica della "trilogia della vita": totalmente immersi in una dimensione edenica e prestorica, all’insegna d’una sessualità libera e naturale, "Il Decameron" (1971), "I racconti di Canterbury" (1972), "Il fiore delle Mille e una notte" (1974) mostrano limpide tracce di poesia e sono testimonianza d’una ritrovata felicità creativa del regista. Il prematuro congedo, tuttavia, è affidato a quel "Salò o le 120 giornate di Sodoma" (1975) uscito dopo la tragica scomparsa sua. Perseguitato dalla censura di moltissimi paesi, il film - trasponendo il celebre testo sadiano nel periodo terminale del fascismo - porta alle conseguenze ultime i coevi discorsi dell’autore sul genocidio del popolo, compiuto dal Potere in nome dello sviluppo e della omologazione al consumismo. Stupri, torture, coprofagia ed altro ancora vengono mostrati attraverso immagini che colpiscono duro e lasciano il segno: il risultato è irricevibile per molti, ingestibile per alcuni, ma i valori formali della pellicola rimangono elevati ed innegabili.

L'infanzia e la giovinezza

Pier Paolo Pasolini, primogenito dell'ufficiale romagnolo Carlo Alberto e della maestra friulana Susanna Colussi, nacque nella zona universitaria di Bologna, in una foresteria militare, in Via Borgonuovo 4, ove ora c'è una targa in marmo che lo ricorda.
A causa dei frequenti trasferimenti del padre, la famiglia, che risiedeva a Parma, nel 1923 si trasferì a Conegliano, e nel 1925 a Belluno, dove nacque il fratello Guidalberto. Nel 1927 i Pasolini furono nuovamente a Conegliano, dove Pier Paolo prima di compiere i sei anni fu iscritto alla prima elementare.
Pier Paolo a Casarsa
L'anno successivo traslocarono in Friuli, a Casarsa della Delizia, ospiti della casa materna, poiché il padre era agli arresti per alcuni debiti di gioco. La madre, per far fronte alle difficoltà economiche, riprese l'insegnamento. Terminato il periodo di detenzione del padre, ripresero i trasferimenti ad un ritmo quasi annuale. Fondamentali rimasero i soggiorni estivi a Casarsa.
    « ... vecchio borgo... grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana. »
    Nel 1929 i Pasolini si spostarono nella vicina Sacile, sempre in ragione del mestiere del capofamiglia, e in quell'anno Pier Paolo aggiunse alla sua passione per il disegno quella della scrittura, cimentandosi in versi ispirati ai semplici aspetti della natura che osservava a Casarsa.

Dopo un breve soggiorno a Idria (oggi in territorio sloveno), la famiglia ritornò a Sacile, dove Pier Paolo affrontò l'esame di ammissione al ginnasio. A Conegliano iniziò a frequentare la prima classe, ma a metà dell'anno scolastico 1932-1933 il padre fu trasferito a Cremona dove la famiglia rimase fino al 1935, quando ci fu un nuovo spostamento a Scandiano (con gli inevitabili problemi di adattamento). In Pier Paolo crebbe la passione per la poesia e la letteratura, mentre lo abbandonava il fervore religioso del periodo dell'infanzia. Al ginnasio di Reggio Emilia conobbe il primo vero amico della giovinezza, Luciano Serra, che incontrò ancora l'anno seguente al Liceo Galvani di Bologna.
A Bologna, dove trascorrerà sette anni («Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse i più belli... ») Pier Paolo coltivò nuove passioni, come quella del calcio, e alimentò la sua passione per la lettura comprando numerosi volumetti presso le bancarelle di libri usati del Portico della Morte. Le letture spaziavano da Dostoevskij, Tolstoj e Shakespeare ai poeti romantici del periodo di Manzoni.
Al Liceo Galvani di Bologna fece conoscenza con altri amici, tra i quali Ermes Parini, Franco Farolfi, Elio Melli, e con loro costituì un gruppo di discussione letteraria. Intanto la sua carriera scolastica proseguiva con eccellenti risultati e nel 1939 venne promosso alla terza liceo con una media tanto alta da indurlo a saltare un anno per presentarsi alla maturità in autunno.
Pier Paolo Pasolini con gli amici a Bologna nel 1937
Si iscrisse così, a soli diciassette anni, alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, e scoprì nuove passioni culturali, come la filologia romanza e soprattutto l'estetica delle arti figurative.
Frequentava intanto il Cineclub di Bologna dove si appassionò al ciclo dei film di René Clair; si dedicò allo sport e fu promosso capitano di calcio della Facoltà di Lettere; faceva gite in bicicletta con gli amici e frequentava i campeggi estivi che organizzava l'Università di Bologna. Con gli amici – l'immagine da offrire ai quali era sempre quella del "noi siamo virili e guerrieri", cosicché non percepissero nulla dei suoi travagli interiori – si incontrava, oltre che nelle aule dell'Università, anche nei luoghi istituiti dal Regime fascista per la gioventù, come il GUF, i campeggi della "Milizia", le competizioni dei Littoriali della cultura. Procedevano in questo periodo le letture delle Occasioni di Montale, di Ungaretti e delle traduzioni dei lirici greci di Quasimodo, mentre fuori dall'ambito poetico leggeva soprattutto Freud e ogni cosa che fosse disponibile in traduzione italiana.
Nel 1941 la famiglia Pasolini trascorse come ogni anno le vacanze estive a Casarsa, e Pier Paolo scrisse poesie che allegava alle lettere per gli amici bolognesi tra i quali, oltre l'amico Serra, erano inclusi Roberto Roversi e il cosentino Francesco Leonetti, verso i quali sentiva un forte sodalizio:
    « L'unità spirituale e il nostro modo unitario di sentire sono notevolissimi, formiamo già cioè un gruppo, e quasi una poetica nuova, almeno così mi pare.  »
    I quattro giovani pensarono di fondare una rivista dal titolo Eredi alla quale Pasolini volle conferire un programma sovraindividuale:
    « Davanti a Eredi dovremo essere quattro, ma per purezza uno solo. »
    La rivista non vedrà la luce a causa delle restrizioni ministeriali sull'uso della carta, ma quell'estate del 1941 rimarrà per i quattro amici indimenticabile. Iniziarono intanto ad apparire nelle poesie di Pasolini alcuni frammenti di dialogo in friulano anche se le poesie inviate agli amici continuavano ad essere composte da versi improntati alla letteratura in lingua italiana.

Prime esperienze cinematografiche e pubblicazioni letterarie

Risale al marzo del 1954 il suo primo lavoro cinematografico  che consisteva nella collaborazione con l'amico Giorgio Bassani alla sceneggiatura  del film di Mario Soldati La donna del fiume e a giugno venne pubblicata l'intera opera delle sue poesie friulane, La meglio gioventù, con la dedica a Gianfranco Contini che vince il premio Carducci ex aequo con Paolo Volponi.
Intanto Vittorio Sereni gli propone di pubblicare una raccolta di poesie nella collana per La Meridiana che curava insieme a Sergio Solmi che uscirà nel gennaio del 1955 con il titolo Il canto popolare e che confluirà in seguito nell'opera "Le ceneri di Gramsci".

Il 13 aprile del 1955 Pasolini spedì all'editore Garzanti il dattiloscritto completo di Ragazzi di vita che viene dato alle bozze. Il romanzo uscirà quello stesso anno ma il tema scabroso che trattava, quello della prostituzione omosessuale maschile, causa all'autore accuse di oscenità.
Nonostante l'intervento feroce della critica (tra questi Emilio Cecchi, Asor Rosa e Carlo Salinari) e l'esclusione dal premio Strega e dal premio Viareggio, il libro ottenne un grande successo da parte del pubblico, venne festeggiato a Parma da una giuria presieduta da Giuseppe De Robertis e vinse il "Premio letterario Mario Colombi Guidotti".
Nel frattempo la magistratura di Milano aveva accolto la denuncia di "carattere pornografico" del libro.

Il 28 ottobre del 1955 il vecchio amico cosentino Francesco Leonetti gli aveva scritto dicendo che era giunto il momento di fare una nuova rivista, annunciando in questo modo quella che diventerà presto "Officina", rivista che ritrova i suoi precedenti nella rivista giovanile "Eredi".
Il progetto della rivista, lanciato appunto da Leonetti e da Roberto Roversi, procedette in quello stesso anno con numerosi incontri per la stesura del programma al quale Pasolini aderì attivamente.

Sempre nel 1955 uscì l'antologia della poesia popolare, Canzoniere italiano con una dedica al fratello Guido e in luglio Pasolini si recherà a Ortisei con Giorgio Bassani per lavorare alla sceneggiatura di un film di Luis Trenker. Questo è il periodo in cui cinema e letteratura iniziano a procedere su due binari paralleli come scrive Pasolini stesso a Contini;
    « Procedo parallelo per due binari speriamo verso nuove stazioni. Non ne inorridisca come fanno i letterati mediocri qui a Roma: ci senta un po' di eroismo. »

Il suo primo film: Accattone

Nell'anno 1960  Pasolini iniziò a scrivere le bozze del libro di saggi Passione e ideologia, raccolse i versi de La religione del mio tempo e soprattutto si dedicò al suo amore per il cinema scrivendo le sceneggiature de La giornata balorda di Bolognini, Il carro armato dell'8 settembre per Gianni Puccini, La lunga notte del '43 per Florestano Vancini tratto dal racconto di Bassani e Il bell'Antonio tratto dal romanzo di Vitaliano Brancati.
Si era intanto prospettato alla sua mente il progetto di scrivere un film in proprio dal titolo La commare secca, ma i fatti di luglio, con i drammatici giorni del governo Tambroni, gli faranno mettere da parte il progetto per scrivere il soggetto di Accattone.
L'amico Bolognini gli trovò un produttore, Alfredo Bini, al quale Pier Paolo spiegò come voleva fosse girato il film: molti primi piani, prevalenza dei personaggi sul paesaggio e soprattutto grande semplicità. Protagonista sarà Franco Citti, il fratello di Sergio.
Federico Fellini, per il quale aveva scritto una scena de La dolce vita, lo aiutò a realizzare due sequenze del film.
Pasolini presentato come corruttore della gioventù sul settimanale di destra "Il borghese" nel 1960

Il 30 giugno di quello stesso anno Pasolini ricevette una denuncia della polizia per favoreggiamento personale perché aveva dato un passaggio a due ragazzi di Trastevere che erano stati coinvolti in una rissa. Ne risulterà innocente ma l'accanimento contro la sua persona lo amareggerà molto.
    « Questa è una cattiveria, che, a colui che ne è colpito, dà un profondo dolore: gli dà il senso di un mondo di totale incomprensione, dove è inutile parlare, appassionarsi, discutere; gli dà il senso di una società dove per sopravvivere, non si può che essere cattivi, rispondere alla cattiveria con la cattiveria... Certamente quello che devo pagare io è particolarmente pesante, delle volte mi dà un vero e proprio senso di disperazione, ve lo confesso sinceramente. »
    

Sempre nel '60 uscirono due volumi di vecchi versi, Roma 1950 - Diario e Sonetto primaverile.
Prima del Capodanno del 1961 partì per l'India con Alberto Moravia e Elsa Morante e il viaggio gli fornirà il materiale per scrivere una serie di articoli per Il Giorno che andranno a formare il volume L'odore dell'India.
A maggio venne pubblicata la raccolta La religione del mio tempo molto apprezzata dall'amico Franco Fortini che gli scriverà: "Vorrei che fossi qui per abbracciarti".

Erano intanto iniziate nel mese di aprile le riprese del film l'Accattone che a settembre viene presentato al Festival di Venezia. Non particolarmente apprezzato dalla critica italiana, a Parigi, dove venne presto proiettato, ricevette invece il giudizio entusiastico di Marcel Carné e di André Chamson.

Cineasta e scrittore

Nel mese di agosto scrisse la sceneggiatura per il film di Mauro Bolognini, Marisa la civetta, e contemporaneamente collaborò con Fellini alle Notti di Cabiria.
Alternando il suo impegno di cineasta con quella di letterato, scrisse, in questo periodo, articoli di critica sul settimanale "Il Punto" (la prima recensione sarà per "La Bufera" di Montale) e assiste i nuovi giovani scrittori di "Officina", come Arbasino, Sanguineti e Alfredo Giuliani, che emergeranno in seguito nel Gruppo '63.
Fece nuove amicizie tra le quali si annovera quella con Laura Betti, Adriana Asti, Enzo Siciliano, Ottiero Ottieri.

Ispirato dalla crisi ideologica e politica in atto (il rapporto Kruscev al "XX Congresso" del Partito comunista sovietico aveva segnato il rovesciamento dell'epoca staliniana mettendo in evidenza il contrasto con quanto era successo in Polonia e in Ungheria - Rivolta di Poznań - ) il 1956 sarà l'anno della stesura definitiva delle "Ceneri di Gramsci" e della prima bozza del romanzo Una vita violenta.

Il dattiloscritto de Le ceneri di Gramsci, composto da undici poemetti scritti tra il 1951 e il 1956, venne spedito da Pasolini a Garzanti nell'agosto del 1957. L'opera, come già era successo per Ragazzi di vita, accese un contrastato dibattito critico ma ebbe un forte impatto sul pubblico che in quindici giorni esaurì la prima edizione. Al premio Viareggio, che si tenne nell'agosto di quell'anno, il libro venne premiato insieme al volume Poesie di Sandro Penna, e Quasi una vicenda, di Alberto Mondadori.
Italo Calvino aveva già espresso, con dure parole, il suo giudizio nei confronti del disinteresse di alcuni critici marxisti sostenendo che per la prima volta "in un vasto componimento poetico viene espresso con una straordinaria riuscita nell'invenzione e nell'impiego dei mezzi formali, un conflitto di idee, una problematica culturale e morale di fronte a una concezione del mondo socialista".

Collaborò intanto a "Vie Nuove" e a luglio, in veste di inviato speciale, si recò a Mosca al Festival della gioventù mentre presso l'editore Longanesi uscirono i versi de L'usignolo della Chiesa cattolica. Lavorò anche alacremente a "Una vita violenta", scrisse la sua prima autonoma sceneggiatura, "La notte brava", e collaborò con Bolognini a "Giovani mariti".

Nel dicembre del 1958 terminò Una vita violenta che consegnerà all'editore Garzanti nel marzo del 1959 e, alla fine di un lungo lavoro di "autocensura" reso necessario soprattutto per un episodio considerato dall'editore pericoloso dal punto di vista politico, il libro uscirà a maggio dello stesso anno ma, come già successo per Ragazzi di vita, non otterrà né il premio Viareggio né quello Strega.
Apprezzato e stimato comunque da una consistente gruppo di letterati otterrà il "premio Crotone" da una giuria composta da Ungaretti, Debenedetti, Moravia, Gadda e Bassani.

Durante l'estate Pasolini fece un viaggio giornalistico lungo le coste italiane come inviato del mensile Successo e scrisse tre puntate dal titolo La lunga strada di sabbia. Traduce l'Orestiade di Eschilo per la compagnia teatrale di Vittorio Gassman e riordinò i versi che compongono La religione del mio tempo.
L'Azione cattolica nel frattempo aveva provveduto a sporgere denuncia "per oscenità" alla magistratura per "Una vita violenta", denuncia che verrà però subito archiviata.

 La morte

 

    « La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile. »
    
(Alberto Moravia)
Il monumento a Pasolini ad Ostia

Nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: battuto a colpi di bastone e travolto con la sua auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma.

Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.

L'omicidio fu attribuito ad un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, nei pressi di Tivoli, di soli diciassette anni, che prontamente si dichiarò unico colpevole.

Secondo la propria versione, egli avrebbe incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, il quale lo avrebbe invitato a salire sulla sua vettura, un'Alfa Romeo Giulia GT, per fare un giro insieme. Dopo una cena offerta dallo scrittore, in una trattoria nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si sarebbero diretti alla periferia di Ostia. Stando alla dichiarazione del giovane, la tragedia sarebbe scaturita per delle presunte pretese di carattere sessuale di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, sfociando in un alterco che sarebbe degenerato fuori dalla vettura. Lo scrittore avrebbe quindi minacciato Pelosi con un bastone del quale il giovane si sarebbe poi impadronito per percuotere Pasolini.

La versione fu riportata dal telegiornale RAI il giorno dopo il delitto, violando le norme sul segreto istruttorio e venendo meno al carattere consueto di asetticità su temi sconvenienti all'allora etichetta televisiva.

La tesi difensiva presentava evidenti falle: il bastone di legno marcio non sarebbe potuto risultare arma contundente; la corporatura esile di Pelosi non avrebbe potuto aver ragione su Pasolini, esperto di arti marziali, a meno di riportare ferite ed ecchimosi che di fatto erano assenti.

Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio in concorso con ignoti e nel dicembre del 1976, con sentenza della Corte d'Appello, venne confermata la condanna.

Pelosi ha mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza fino al maggio 2005, quando, a sorpresa, nel corso di un'intervista televisiva, affermando di non essere stato l'autore del delitto di Pier Paolo Pasolini, ha dichiarato che l'omicidio sarebbe stato commesso da altre tre persone. Ha fatto i nomi dei suoi complici solo in un'intervista del 12 settembre 2008 pubblicata sul saggio d'inchiesta di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza "Profondo Nero" (Chiarelettere 2009). Ha aggiunto inoltre di aver celato questa sua verità per timore di mettere a rischio l'incolumità della propria famiglia.

Le circostanze della morte di Pasolini non sono ad oggi ancora state chiarite. Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che – come hanno ripetutamente sottolineato negli anni seguenti gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) – lasciano aperte le porte a più di un dubbio.

A prescindere dai fatti e dalle reali responsabilità che hanno condotto alla sua morte, la fine di Pasolini sembra essere emblematica, al punto che alcuni hanno paragonato la sua morte a quella di Caravaggio:
    « Secondo me c'è una forte affinità fra la fine di Pasolini e la fine di Caravaggio, perché in tutt'e due mi sembra che questa fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi. »

Per lungo tempo l'opinione pubblica venne tenuta all'oscuro sugli sviluppi delle indagini e del processo, restando del parere di un delitto scaturito in "circostanze sordide". Due settimane dopo il delitto apparve un articolo della giornalista fiorentina  Oriana Fallaci, dove si ipotizzava una premeditazione ed un concorso di ignoti ma nel frattempo i due protagonisti erano spariti dalla cronaca. Dieci anni dopo, i mezzi di informazione iniziarono a sostenere l'ipotesi della Fallaci, dipingendo il Pelosi come "ragazzo di vita", abitudinario della Stazione Termini, rilevato da Pasolini come esca per un'eventuale azione punitiva sui quali mandanti si immaginano avversari politici o malavitosi, ai quali lo scrittore avrebbe fatto dello sgarbo per dei tentativi altruistici di redimere dalla strada alcuni giovani.

Il film di Marco Tullio Giordana esce nel ventennale del delitto. Nella storia dove viene riportato l'iter dell'inchiesta che demolisce definitivamente la versione difensiva del Pelosi. Emergono testimonianze ad indicare un'estraneità del giovane dall'ambiente della prostituzione maschile.

A trent'anni dalla morte, assieme alla ritrattazione del Pelosi emerge la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salò e su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morirà alcune settimane dopo.
La tomba di Pier Paolo Pasolini, a Casarsa

Un'ipotesi molto più inquietante lo collega invece alla "lotta di potere" che prendeva forma in quegli anni nel settore petrolchimico, tra Eni e Montedison, tra Enrico Mattei e Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si interessò al ruolo svolto da Cefis nella storia e nella politica italiana: facendone uno dei due personaggi "a chiave", assieme a Mattei, di Petrolio, il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte. Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco di Petrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Secondo autori recenti e secondo alcune ipotesi giudiziarie suffragate da vari elementi, fu proprio per questa indagine che Pasolini fu ucciso. Il 1º aprile 2010, l’avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno raccolto la dichiarazione di un nuovo testimone che potrebbe aprire nuove piste investigative.

Pasolini riposa nel cimitero di Casarsa della Delizia (Pordenone).

Filmografia di Pier Paolo Pasolini



Accattone (1961)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Franco Citti, Franca Pasut, Paola Guidi, Alberto Scaringella

Mamma Roma (1962)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Anna Magnani, Ettore Garofalo, Franco Citti, Silvana Corsini

La ricotta (1963)
regia: Pier Paolo Pasolini (episodio di "Rogopag", poi "Laviamoci il Cervello"), sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Orson Welles, Mario Cipiani, Laura Betti, Edmonda Aldini

La rabbia - parte prima (1963)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini

Comizi d'amore (1964)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini

Sopralluoghi in Palestina (1964)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini

Il Vangelo secondo Matteo (1964)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Enrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante

Uccellacci e uccellini (1966)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Totò, Ninetto Davoli, Fermi Benussi, Rossana Di Rocco

La terra vista dalla luna (1967)
regia: Pier Paolo Pasolini (episodio di "Le streghe), sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Totò, Ninetto Davoli, Silvana Mangano, Luigi Leoni

Edipo Re (1967)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Franco Citti, Silvana Mangano, Alida Valli, Julian Beck

Che cosa sono le nuvole (1968)
regia: Pier Paolo Pasolini (episodio di "Capriccio all'italiana"), sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Totò, Ninetto Davoli, Laura Betti, Adriana Asti

Teorema (1968)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Terence Stamp, Silvana Mangano, Massimo Girotti, Anne Wiazemsky

La sequenza del fiore di carta (1969)
regia: Pier Paolo Pasolini (episodio di "Amore e rabbia"), sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Ninetto Davoli

Appunti per un film sull'India (1969)
regia: Pier Paolo Pasolini (documentario per la rivista televisiva TV 7)

Porcile (1969)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Pierre Clementi, Jean Pierre Leaud, Anne Wiazemsky, Alberto Lionello, Ugo Tognazzi

Medea (1969)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Maria Callas, Massimo Girotti, Giuseppe Gentile, Laurent Terzieff

Decameron (1971)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Franco Citti, Ninetto Davoli, Jovan Jovanovic, Angela Luce

I racconti di Canterbury (1972)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: P.P. Pasolini, interpreti principali: Hugh Griffith, Laura Betti, Ninetto Davoli, Franco Citti

Il fiore delle mille e una notte (Italia, 1974)
regia: Pier Paolo Pasolini, Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini, interpreti principali: Franco Merli, Ines Pellegrini, Tessa Bouché, Franco Citti, Ninetto Davoli

Salò o le 120 giornate di Sodoma (Italia, 1975)
regia: Pier Paolo Pasolini, sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini con la collaborazione di Sergio Citti, interpreti principali: Aldo Valletti, Giorgio Cataldi, Helene Surgere, Sonia Saviange

Poesia

  * Poesie a Casarsa, Libreria Antiquaria Mario Landi, Bologna 1942.
    * Poesie, Stamperia Primon, San Vito al Tagliamento 1945.
    * Diarii, Pubblicazioni dell'Academiuta, Casarsa 1945 (ristampa anastatica 1979, con premessa di Nico Naldini).
    * I pianti, Pubblicazioni dell'Academiuta, Casarsa 1946.
    * Dov'è la mia patria, con 13 disegni di G. Zigaina, Edizioni dell'Academiuta, Casarsa 1949.
    * Tal còur di un frut, Edizioni di Lingua Friulana, Tricesimo 1953 (nuova edizione a cura di Luigi Ciceri, Forum Julii, Udine 1974).
    * Dal diario (1945-47), Sciascia, Caltanissetta 1954 (nuova edizione 1979, con introduzione di L. Sciascia, illustrazioni di Giuseppe Mazzullo).
    * La meglio gioventù, Sansoni ("Biblioteca di Paragone"), Firenze 1954.
    * Il canto popolare, Edizioni della Meridiana, Milano 1954.
    * Le ceneri di Gramsci, Garzanti, Milano 1957 (nuova edizione Einaudi, Torino 1981, con un saggio critico di Walter Siti).
    * L'Usignolo della Chiesa Cattolica, Longanesi, Milano 1958 (nuova edizione Einaudi, Torino 1976).
    * Roma 1950. Diario, All'insegna del pesce d'oro (Scheiwiller), Milano 1960.
    * Sonetto primaverile (1953), Scheiwiller, Milano 1960.
    * La religione del mio tempo, Garzanti, Milano 1961 (nuova edizione Einaudi, Torino 1982).
    * Poesia in forma di rosa (1961-1964), Garzanti, Milano 1964.
    * Poesie dimenticate, a cura di Luigi Ciceri, Società filologica Friulana, Udine 1965.
    * Trasumanar e organizzar, Garzanti, Milano 1971.
    * La nuova gioventù. Poesie friulane 1941-1974, Einaudi, Torino 1975.
    * Le poesie: Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo, Poesia in forma di rosa, Trasumanar e organizzar; Garzanti, Milano 1975.
    * Pasolini "Poesie e pagine ritrovate" a cura di Andrea Zanzotto e Nico Naldini Ed. Lato Side 1980
    * Bestemmia. Tutte le poesie, 2 voll., a cura di Graziella Chiarcossi e Walter Siti, prefazione di Giovanni Giudici, Garzanti, Milano 1993 (nuova edizione negli "Elefanti", 4 voll., ivi 1995-1996).
    * Poesie scelte, a cura di Nico Naldini e Francesco Zambon, con una introduzione di F. Zambon, TEA, Milano 1997.
    * Tutte le poesie, 2 voll. in cofanetto, a cura e con uno scritto di W. Siti, saggio introduttivo di Fernando Bandini, Mondadori, Milano 2003.

Come sono le nuvole
Come sono le nuvole

Sceneggiature e testi per il cinema

 * La notte brava, in «Filmcritica», novembre-dicembre 1959.
    * Accattone, prefazione di Carlo Levi, FM, Roma 1961; poi in Accattone, Mamma Roma, Ostia, introduzione di Ugo Casiraghi, Garzanti, Milano 1993, pp. 23-236.
    * Mamma Roma, Rizzoli, Milano 1962; poi in Accattone, Mamma Roma, Ostia, cit., pp. 239-401.
    * Il Vangelo secondo Matteo, a cura di Giacomo Gambetti, Garzanti, Milano 1964; poi in Il Vangelo, Edipo, Medea, introduzione di Morando Morandini, Garzanti, Milano 1991, pp. 7-300.
    * La commare secca, in «Filmcritica», ottobre 1965.
    * Uccellacci e uccellini, Garzanti, Milano 1966.
    * Edipo re, Garzanti, Milano 1967, poi in Il Vangelo, Edipo, Medea, cit., pp. 313-454.
    * Che cosa sono le nuvole?, in «Cinema e Film», 1969.
    * Porcile (soggetto del primo episodio, titolo originario Orgia), in «ABC», 10 gennaio 1969.
    * Appunti per un poema sul Terzo Mondo (soggetto), in Pier Paolo Pasolini. Corpi e luoghi, a cura di Michele Mancini e Giuseppe Perrella, Theorema, Roma 1981, pp. 35-44.
    * Ostia, un film di Sergio Citti, sceneggiatura di S. Citti e Pier Paolo Pasolini, Garzanti, Milano 1970; poi in Accattone, Mamma Roma, Ostia, cit., pp. 405-566.
    * Medea, Garzanti, Milano 1970; poi in Il Vangelo, Edipo, Medea, cit., pp. 475-605.
    * Il padre selvaggio (racconto-sceneggiatura per un film mai realizzato), Einaudi, Torino 1975,
    * Trilogia della vita (Il Decameron, I racconti di Canterbury, il Fiore delle Mille e una notte), a cura di Giorgio Gattei, Cappelli, Bologna 1975; nuove edizioni Oscar Mondadori, Milano 1987, e Garzanti, Milano 1995, con introduzione di Gianni Canova.
    * San Paolo, Einaudi, Torino 1977.
    * Appunti per un'Orestiade africana, a cura di Antonio Costa, Quaderni del Centro Culturale di Copparo, Copparo (Ferrara) 1983.
    * Ignoti alla città (commento), in Pier Paolo Pasolini, Il cinema in forma di poesia, a cura di Luciano De Giusti, Cinemazero, Pordenone 1979, pp. 117-18.
    * La canta delle marane (commento), ibid., pp. 119-20.
    * Comizi d'amore (scaletta preparatoria), ibid., pp. 123-27.
    * Storia indiana (soggetto), ibid., pp. 134-35.
    * Le mura di Sana'a (commento), in «Epoca», 27 marzo 1988.
    * Porno-Teo-Kolossal, in «Cinecritica», aprile-giugno 1989.
    * Sant'Infame, ivi.
    * La Terra vista dalla Luna, sceneggiatura a fumetti, presentazione di Serafino Murri, in «MicroMega», ottobre-novembre 1995.
    * La Nebbiosa, in «Filmcritica», 459/460, novembre-dicembre 1995.
    * Per il cinema, 2 voll. in cofanetto, a cura di Walter Siti e Franco Zabagli, con due scritti di B. Bertolucci e Mario Martone, saggio introduttivo di Vincenzo Cerami, Mondadori, Milano 2001.

Teatro

* Italie Magique, in Potentissima signora, canzoni e dialoghi scritti per Laura Betti, Longanesi, Milano 1965, pp. 187-203.
    * Pilade, in «Nuovi Argomenti», luglio-dicembre 1967.
    * Affabulazione, in «Nuovi Argomenti», luglio-settembre 1969.
    * Calderón, Garzanti, Milano 1973.
    * I Turcs tal Friùl (I Turchi in Friuli), a cura di Luigi Ciceri, Forum Julii, Udine 1976 (nuova edizione a cura di Andreina Nicoloso Ciceri, Società filologica friulana, Udine 1995).
    * Affabulazione-Pilade, presentazione di Attilio Bertolucci, Garzanti, Milano 1977.
    * Porcile, Orgia, Bestia da stile, con una nota di Aurelio Roncaglia, Garzanti, Milano 1979.
    * Teatro (Calderón, Affabulazione, Pilade, Porcile, Orgia, Bestia da stile), prefazione di Guido Davico Bonino, Garzanti, Milano 1988.
    * Affabulazione, con una nota di Guido Davico Bonino, Einaudi, Torino 1992.
    * La sua gloria (dramma in 3 atti e 4 quadri, 1938), in «Rendiconti», 40, marzo 1996, pp. 43-70.
    * Teatro, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, con due interviste a L. Ronconi e S. Nordey, Mondadori, Milano 2001.
    * Bestia da stile, a cura di Pasquale Voza, Editrice Palomar, Bari 2005.