Diabete, tieni d’occhio questi sintomi…

CineFotoArt di Giordano Giovanni

Specie il diabete di tipo 2 si individua con difficoltà. Impara a riconoscere i segnali che ti manda. E´ pericoloso essere malato senza saperlo...

 

 

Tre milioni di italiani hanno il diabete. E almeno un altro milione è malato, ma non sa di esserlo. Proprio così: c’è un esercito di persone che soffrono di una delle patologie più infide e pericolose a livello mondiale (285 milioni di malati nei cinque continenti), ma lo ignora. Perché il diabete non ha sintomi. O almeno manda segnali facilmente confondibili con altri malanni di poco conto.
Il diabete più infidoLa forma di diabete più subdola (e anche più comune, rappresentando il 90% dei casi totali) è il diabete di tipo 2: la gran parte di coloro che ne soffrono, non lo sanno. Questa patologia  per cui il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla - colpisce prevalentemente gli adulti dopo i 30-40 anni.Tra i fattori di rischio principali:la familiarità (avere genitori o fratelli con la stessa malattia);la sedentarietà e dunque la scarsa attività fisica;l’ipertensione;avere i trigliceridi molto alti;soffrire della Sindrome dell’ovaio policistico.
I sintomi che non ti aspettiIl diabete non dà sintomi particolarmente definiti. Di solito si fa riferimento ai valori della glicemia nel sangue: se questa è alta, bisogna fare attenzione anche a questi altri possibili segnali di un "pre-diabete":



sete intensa e insolita;frequente bisogno di urinare;dimagrimento inspiegabile;disturbi della vista;tendenza a stancarsi facilmente;irritabilità inspiegabile


Tuttavia, anche in assenza di questi sintomi il diabete di tipo 2 è sempre possibile. Ecco perché è importante tenere sotto controllo costante i propri livelli di glicemia, sottoponendosi a un esame specifico almeno una volta l’anno.Il miglior modo di prevenire il diabete resta intervenire sugli stili di vita: attività fisica, dieta varia ed equilibrata, niente sovrappeso.

L'insonnia e il diabete

L’insonnia espone al rischio di diabete.

 

La carenza di sonno influisce sul ciclo con cui l’insulina regola gli zuccheri nell’organismo. Una sola notte insonne aumenta il pericolo del 25%
Una semplice notte insonne può danneggiare il ciclo corretto dell'insulina nel regolare gli zuccheri dell'organismo, aumentando così i rischi di sviluppare il diabete. Lo afferma un nuovo studio olandese della università Leiden pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of clinical endocrinology and metabolism”.Il rapporto osserva che la scoperta del rapporto sonno-insulina anche nel brevissimo periodo di una notte potrebbe spiegare almeno parzialmente l'aumento esponenziale dei casi di diabete del tipo II. Un diabete caratterizzato appunto dalla incapacità dell'ormone dell'insulina di controllare i livelli di glucosio nel sangue.“I nostri risultati mostrano come una notte con poco sonno ha effetti molto più gravi sul metabolismo di quanto ritenuto sino ad oggi”, si legge nello studio. I ricercatori hanno analizzato 9 volontari sani dopo una notte di sonno regolare pari a 8 ore, e quindi dopo una notte con solo 4 ore di sonno: dopo la notte con insufficiente durata di sonno la cosiddetta “resistenza all'insulina”, che può portare appunto al diabete, è risultata aumentata addirittura del 25%.Un precedente studio aveva osservato che le persone che dormono regolarmente meno di 6 ore a notte hanno probabilità 4.5 volte più alte della norma di sviluppare eccessi di zuccheri nel sangue nel giro di 6 anni. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Tè ed il Caffè

Diabete di tipo 2, rischia meno chi beve tè e caffè.

 

Ma gli effetti positivi non dipendono dalla caffeina, perché il pericolo è inferiore anche con il decaffeinato

19 DIC - Il tè e il caffè riducono il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. A dimostrarlo è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del George Institute for International Health della University of Sydney (Australia) e pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine. I ricercatori hanno scoperto che chi beve tre o quattro tazze di caffè al giorno ha un 25 per cento di rischio in meno di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi invece consuma solo uno o due tazze al giorno. Secondo gli scienziati, questo effetto vantaggioso non sarebbe attribuibile alla caffeina perchè gli stessi risultati sono stati riscontrati nei consumatoridi caffè decaffeinato.Stesso discorso per i consumatori di tè. Bere tre o quattro tazze di tè al giorno riduce di un quinto il rischio di sviluppare il diabete."L'identificazione dei componenti attivi di queste bevande - ha commentato Rachel Huxley, che ha coordinato lo studio - consentirebbe di aprire nuove vie terapeutiche per la prevenzione primaria del diabete mellito". "Si potrebbe anche ipotizzare di consigliare ai nostri pazienti a rischio diabete mellito di aumentare il consumo di tè e caffè, oltre a aumentare i loro livelli di attività fisica e di perdita di peso", ha concluso. 

 

 

 

 

 

Il Mirtillo

Mangiare mirtilli fa bene al cuore e previene il diabete.

 

Molto utili nella dieta quotidiana anche contro il colesterolo e la glicemia alti, grazie al notevole contenuto di antiossidanti naturali

Mangiare mirtilli, all'interno di una dieta sana, potrebbe aiutare a tenere lontani diversi fattori di rischio di malattie cardiovascolari e diabete come accumulo di grasso sull'addome, colesterolo alto e glicemia alta: lo sostiene uno studio presentato alla conferenza Experimental Biology tenutasi a New Orleans.I benefici per la salute dei mirtilli, secondo gli scienziati, derivano dall'alto contenuto di fitochimici, sostanze chimiche di origine esclusivamente vegetale. Diversi studi hanno suggerito che queste molecole specifiche sono benefiche per la salute umana; in particolare, quelle dei mirtilli sono degli antiossidanti naturali chiamati antocianine (si trovano in tutta la frutta e verdura di colore scuro)."Nello studio a lungo termine Women's Health Study, è risultato che le donne che seguivano un'alimentazione ricca di antocianine avevano un rischio notevolmente ridotto di malattia cardiaca", ha dichiarato il ricercatore della University of Michigan, E. Mitchell Seymour. L'équipe di Seymour ha condotto degli studi sui topi per verificare gli effetti benefici dei mirtilli. I topi erano tutti sovrappeso: gli scienziati hanno aggiunto polvere di mirtilli alla loro alimentazione, in alcuni casi povera di grassi, in altri ricca di grassi."Ci siamo concentrati su valori importanti per le malattie cardiache come massa grassa totale, grasso addominale, lipidi nel sangue e capacità dell'organismo di gestire gli zuccheri nel sangue", ha spiegato Seymour. "Abbiamo osservato che tutti questi fattori erano influenzati dal consumo di mirtilli". Dopo 90 giorni, i topi che avevano mangiato mirtilli avevano meno grasso sull'addome, un miglior controllo degli zuccheri nel sangue e livelli di trigliceridi e colesterolo inferiori a quelli dei topi che non avevano mangiato mirtilli. I benefici dei mirtilli erano più pronunciati se abbinati a una dieta povera di grassi, ma erano comunque presenti anche in congiunzione con una dieta ricca di grassi.